Caldaie a condensazione – Parte 1/2

Si parla molto ultimamente di caldaie a condensazione ed a ragione, infatti da settembre 2015 i produttori di generatori non possono più immettere sul mercato caldaie che non siano a condensazione. Il fatto che i produttori non possano più immetterle sul mercato non vuol dire però che le stesse non si trovino in commercio e non vuole neanche dire che non si possano installare.

Ci sono grossisti, installatori termoidraulici ed altri operatori del settore, che hanno fatto magazzino di questi prodotti e possono continuare a venderli ed installarli regolarmente, fin quando reperibili.
Posso sicuramente dirvi che ormai, almeno nella regione in cui io opero maggiormente ed alla data in cui sto scrivendo, di caldaie non a condensazione, soprannominate quindi “tradizionali”, non se ne trovano molte.
Sembra esserci stata una corsa per accapararsi una caldaia tradizionale, ma perchè è successo questo?

Questa corsa è causata proprio dalle peculiarità di funzionamento delle caldaie a condensazione, che si pensa diventino problemi se abbinate ad impianti esistenti ed anche datati, composti ad esempio da radiatori molto vecchi, tubazioni in ferro, impianti quindi che hanno bisogno di tutto tranne che di generatori delicati, perchè effettivamente i nuovi generatori a condensazione vanno installati e gestiti con una certa cura.

Cerco di spiegarvi in parole povere come funziona una caldaia a condensazione rispetto ad una caldaia tradizionale e quali accorgimenti è importante attuare quando la si installalla.

Normalmente all’interno di una caldaia tradizionale i fumi generati dalla combustione del gas (metano, gpl o anche gasolio), passanno attraverso un elemento, detto scambiatore, che scambia calore tra i fumi appunto e l’acqua che circolerà all’interno del nostro impianto di riscaldamento. Immaginate una parete sottile di materiale metallico, da una parte della stessa scorreranno i fumi e dall’altra parte scorre l’acqua, i due flussi a temperature diverse scambiano energia sotto forma di calore ceduto dal fumo (a temperature superiori a 100°C) all’acqua, che in un impianto tradizionale a radiatori si aggira intorno ai 60/65°C e scambieranno questo calore attraverso la “parete” di materiale metallico (a seconda dei produttori lo scambiatore può essere costruito in materiali diversi: alluminio, acciaio inox, ecc.).
La conformazione delle caldaie a condensazione aumenta questo scambio tra fumi e fluido termovettore: portando i fumi alla temperatura di rugiada producono appunto condensa sulla superficie dello scambiatore. Grazie a questo fenomeno anche l’energia immagazzinata all’interno delle particelle di vapore acqueo presente nei fumi, viene recuperata sotto forma di calore ceduto all’acqua che circola nel nostro impianto.

Perchè spesso sentiamo dire che le caldaie a condensazione funzionano bene solamente abbinate ad un pannello radiante a pavimento o sistemi simili?

La risposta risiede proprio nel fenomeno della condensazione: se durante una calda giornata estiva appoggiamo su un tavolo una bottiglia d’acqua che fino a pochi minuti prima si trovava su un pensile in cucina, la superficie della stessa rimarrà perfettamente asciutta, se invece mettiamo sullo stesso tavolo una bottiglia appena estratta dal frigorifero la vedrete coperta di goccioline dopo pochi minuti: essendo molto più fredda dell’aria ha condensato! La caldaia a condensazione funziona proprio così: i fumi sono la nostra aria, lo scambiatore le pareti della bottiglia, e l’acqua di impianto l’acqua che ci gusteremo fresca tra pochi minuti :D.
Scherzi a parte, torniamo al nostro impianto: un sistema radiante a pavimento (comunemente detto sistema di riscaldamento a pavimento) lavora generalmente con acqua che mediamente ha una temperatura tra i 35/40°C molto più fredda quindi dei 60/65°C, cosa che attiva il fenomeno della condensazione e quindi un ulteriore recupero di energia dai fumi. Per questo motivo le caldaie a condensazione sono considerate meno inquinanti, a parità di gas bruciato, riescono a cedere al nostro impianto una quantità maggiore di energia, hanno quindi un rendimento superiore, rispetto ad un generatore tradizionale.

Non è però del tutto vero che solamente con i sistemi radianti queste caldaie funzionano bene, c’è la possibilità di far condensare la caldaia anche con impianti diversi, adottando alcuni accorgimenti in fase di progettazione, se si interviene sull’impianto. Una soluzione ad esempio è quella di dimensionare i nuovi radiatori in modo che scaldino la stanza ricevendo acqua più fredda rispetto ai tradizionali 60/65°C e visto che la caldaia viene sempre abbinata ad una sonda esterna, che regola la temperatura di mandata in base alla temperatura esterna, è probabile che per la maggior parte del tempo la caldaia riesca a condensare al meglio.

Se non ho intenzione di intervenire sull’impianto ma solamente di sostituire la caldaia con una caldaia a condensazione?
Semplicemente avrò una caldaia che condenserà poco, ma condenserà comunque nelle giornate dal clima non troppo rigido, sempre grazie alla regolazione attuata dalla sonda esterna. Avremo quindi un rendimento molto più simile a quello di una caldaia tradizionale.

Nella seconda parte del post, che pubblicherò al più presto, cercherò di elencare i principali accorgimenti idraulici necessari per l’installazione di una caldaia a condensazione, in luogo di una vecchia caldaia tradizionale, fattori che a volte in effetti possono causare dei problemi di non banale soluzione.

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