Quando serve l’ APE – Attestato di Prestazione Energetica

Attestato di Prestazione Energetica detto più comunemente APE, è un documento che dichiara la prestazione energetica di un edificio, con una classificazione utile a chi è interessato ad acquistare o prendere in locazione un immobile che da non addetto ai lavori vuole capire cosa sta acquistando dal punto di vista energetico.

Esempio

Io sono un bravissimo dirigente di un’azienda che produce scarpe per signore, ho una laurea in economia ed un master MBA, ma nonostante la mia formazione e la mia esperienza proprio non riesco a capire cos’è un rendimento di generazione, un ponte termico, un infisso a taglio termico con vetro a bassa emissività, ecc. e se anche dopo ore ed ore su internet capisco il significato di alcuni di questi aspetti, poi non ho ancora capito come ognuna di esse incide sulla prestazione energetica del mio edificio. A questo punto potrei prendermi la serie completa delle UNI TS 11300 e di tutte le norme di calcolo ad esse legate e mi accorgerei che per capirle dovrei anche fare qualche corso di fisica tecnica e vi assicuro che on-line si trova poco.

Quindi il legislatore ha pensato di creare questo sistema di certificazione delle prestazioni di un sistema edificio-impianto per permettere a chiunque di capire cosa sta comprando o affittando, così come avvenne ormai molti anni fa per elettrodomestici quali frigoriferi, lavatrici, televisori, ecc.

Quindi quando il nostro bravissimo dirigente dovrà scegliere tra due appartamenti, entrambi da 120 mq, entrambi all’ultimo piano con terrazzo, entrambi comodi alla stazione Porta Garibaldi di Milano ed entrambi in zona signorile, avrà uno strumento in più, cioè l’APE, documento che gli dirà ad esempio che uno degli appartamenti è in classe F mentre l’altro in classe B. Comprando quest’ultimo saprà anche senza aver mai letto una UNI TS 11300, che avrà dei costi di gestione inferiori in termini di bollette energetiche e probabilmente un comfort migliore.

Ma torniamo al titolo del post: quando serve l’ APE?

Da Allegato 1 del Decreto Interministeriale 26 giugno 2015

“L’APE descritto nelle presenti linee guida, costituisce uno strumento di chiara e immediata comprensione per la valutazione, in relazione alla prestazione energetica dell’immobile, della convenienza economica all’acquisto e alla locazione. Costituisce altresì un efficace strumento per la valutazione della convenienza nella realizzazione di interventi di riqualificazione energetica dell’immobile stesso.

Quindi possiamo già individuare due casi nei quali sicuramente serve far redigere l’ Attestato di Prestazione Energetica:

  • In caso di compravendita di immobile, anche privo di impianto di riscaldamento;
  • In caso di locazione di immobile, anche privo di impianto di riscaldamento;

Serve poi, secondo quanto indicato nel Decreto Legislativo 192/2005, anche in caso non ci sia compravendita, quando si realizzino interventi quali:

  • Edifici di nuova costruzione;
  • Ristrutturazione integrale degli elementi edili costituenti l’involucro (cappotto, rifacimento coperture, sostituzione serramenti, ecc.) di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati;
  • Demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati;

Altri casi in cui serve l’APE riguardano l’accesso alle forme di sgravio fiscale del 65% per interventi di riqualificazione energetica su edifici esistenti, ed in particolare, in caso si esegua uno di questi interventi e si acceda al meccanismo di detrazione sopra indicato, serve far redigere l’APE:

  • Interventi di installazione di GENERATORI DI CALORE A BIOMASSA (Art.1, comma 344 della legge finanziaria 2007);
  • Interventi di COIBENTAZIONE PARETI VERTICALI, TETTI, SOLAI (Art.1, comma 345a della legge finanziaria 2007);
  • Interventi di RIQUALIFICAZIONE GLOBALE DELL’EDIFICIO (Art.1, comma 344 della legge finanziaria 2007);

Ci sono poi una serie di esclusioni, casi in cui non serve redigere l’APE, con le quali non vi annoio e che sono elencate in Appendice A al Decreto Interministeriale 26 giugno 2015.

Per concludere ricordo che l’ Attestato di Prestazione Energetica (APE) ha una durata temporale di dieci anni a partire dalla data di registrazione da parte del tecnico abilitato. e deve essere aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione energetica (installazione nuovi serramenti, modifiche importanti all’impianto termico, ecc. ecc.) che comporti la modifica della classe energetica dell’unità immobiliare. L’eventuale aggiornamento di un Attestato di Prestazione Energetica non incide però sulla sua validità temporale, quindi se ad esempio in seguito all’acquisto di un immobile entro in possesso del suo APE registrato in data 01/01/2015, esso avrà validità fino al 01/01/2025, anche in caso decidessi di aggiornarlo per sostituzione dei serramenti esistenti, ad esempio il 01/06/2016.

Riscaldamento elettrico in Pompa di Calore

In queste prime settimane di autunno un sacco di amici, clienti e conoscenti mi chiedono una soluzione economica per riscaldare un po’ prima di accendere definitivamente il riscaldamento.

Cosa rispondo quando mi chiedono: come riscaldare nella mezza stagione spendendo poco?

In 10 anni di esperienza ho scoperto che nel mondo degli impianti e del risparmio energetico non c’è quasi mai un’unica risposta e che qualsiasi consulenza tu faccia, si parte sempre con uno sconfortante e molto ingegneristico “dipende”.

Ci sono un’infinita’ di fattori da valutare, rispondere in un modo valido per tutti i casi non è proprio possibile, possiamo però sicuramente parlare di una delle soluzioni più adatte.

Alzate la testa e guardate se per caso avete un condizionatore, quelli che si utilizzano durante l’estate. L’avete? Beh se non è troppo vecchio probabilmente funziona in pompa di calore, fa quindi anche caldo oltre che freddo, ed è perfetto per dare una scaldatina nella mezza stagione, in quelle sere in cui fa un po’ troppo fresco. Il bello di questi sistemi è che funzionano con una parte di energia rinnovabile molto significativa che assorbono dall’aria esterna. Ora cerco di spiegarvi in brevissimo come questo sistema di riscaldamento elettrico riesca a scaldare consumando meno di altri sistemi sempre elettrici.

La prima distinzione da fare è proprio tra sistemi elettrici di riscaldamento in pompa di calore e a resistenza. La resistenza è un elemento alimentato elettricamente che dissipa questa elettricità assorbita sotto forma di calore che cede all’ambiente da riscaldare. Tendenzialmente quindi se immaginiamo di aver bisogno di 1 kW per scaldare una stanza, un sistema basato su una resistenza mi assorbirà tutto quel kW (kiloWatt) dalla rete elettrica. Un pompa di calore invece, attraverso il cambiamento di stato da liquido a gassoso e viceversa del gas presente all’interno (guardate l’etichetta potrebbe essere R410 o R407 o anche il più vecchio R22), per darci questo 1 kW in calore prende una parte dall’elettricità della rete ed il resto del calore dall’aria esterna. Vi basti questo, spiegarvi il ciclo termodinamico della pompa di calore non mi sembra il caso.

Se non abbiamo il condizionatore in pompa di calore e non possiamo fare a meno di darci una riscaldatina senza accendere il nostro impianto, consiglio di installarlo se pensiamo di poterlo utilizzare tutti gli anni e se mai anche d’estate. Purtroppo sistemi elettrici come i radiatori con resistenza, assorbono tanta elettricità e quindi se volete consumare poco non sono adatti e comunque non costano pochissimo neanche in acquisto. Come abbiamo visto poi la Pompa di Calore ad espansione diretta può fare anche freddo, hanno, quelle di qualità, degli ottimi rendimenti e gli ultimi modelli sono controllabili con App per Smartphone.

Buon autunno!

Progetto Fuoco – Il Fuori Salone e la Cucina Economica

Sono stato invitato da EDILKAMIN come progettista presso Pallazzo Verità Poeta a Verona, dove in occasione della fiera Progetto Fuoco, l’azienda di Milano che produce stufe a legna e stufe a pellet, nonchè camini, termocamini e caldaie a legna e caldaie a pellet, ha realizzato un’esposizione veramente interessante dei propri prodotti. Sono stato molto felice dell’invito perché mi ha permesso di visitare il palazzo ed il suo parco (si parco, non giardino), che vi assicuro essere una gioia per gli occhi di un appassionato di architettura, e perché ho potuto vedere dal vivo un prodotto, per EDILKAMIN nuovo, che già dal catalogo che mi avevano portato qualche giorno prima, mi aveva interessato moltissimo.

Mi riferisco nello specifico alla linea di cucine economiche (le chiamano economiche da sempre, ma di economico hanno poco) denominata Kitchen Kamin, che mi ha impressionato per la qualità delle finiture e la cura estetica. Interessante tutta la gamma di completamento, che va oltre la cucina a legna, e comprende modulo lavabo, piano di lavoro, ecc. ecc.

Sono prodotti che richiedono degli ambienti cucina importanti, ma hanno un potenziale compositivo enorme, quando li ho visti mi sono venute in mente mille soluzioni per poterle inserire in svariate tipologie di Interior Design e in effetti a ben pensarci e a contraddirsi per bene, non solo in cucine di metrature importanti. Dateci un’occhiata, secondo me se volete dare personalità alla vostra zona living/cucina sono prodotti che ne danno da vendere. Per il sito però http://www.kitchenkamin.com dovrete aspettare ancora qualche giorno, sarà on-line dopo la fiera Progetto Fuoco, che terminerà Domenica 28 febbraio 2016 a Verona.

Non vi annoio con gli aspetti tecnici, se volete potete approfondirli per il mondo biomassa qui.

Un’altra ditta che vi segnalo, che però non ho avuto la possibilità di vedere dal vivo, e di utilizzare in miei progetti è la J.CORRADI. Non so però come sia in termini di affidabilità e qualità, ho già utilizzato in miei lavori termocucine, ma mai le loro, esteticamente però tanta roba!

Fatemi sapere!

Caldaie a condensazione – Parte 2/2

Eccomi come promesso per concludere il post riguardante l’installazione di una caldaia a condensazione. Dopo aver provato a raccontarvi in parole povere come funziona una caldaia di questo tipo, provo ad elencare cosa è sicuramente necessario fare quando la installiamo, in più rispetto ad una caldaia tradizionale e cosa sarebbe bene fare, in particolar modo quando la installiamo su un vecchio impianto.

La prima cosa che una caldaia a condensazione ha in più rispetto ad una caldaia tradizionale è lo scarico condensa. Come abbiamo detto nel post precedente la caldaia produce condensa, che è ovviamente liquida e anche acida, va quindi smaltita adeguatamente, attraverso una tubazione, solitamente in materiale plastico. Questo liquido non possiamo però scaricarlo in fossa settica (se ci colleghiamo ad esempio alla rete di scarico del bagno) senza prima abbassare l’acidità della condensa, che danneggerebbe i batteri che lavorano all’interno delle fosse di raccolta delle acque nere e che decompongono il materiale solido. Per ottenere questo risultato si utilizza il neutralizzatore di condensa di cui trovate un esempio a questo link: http://www.sentinelprotects.com/it/prodotti/impianti-di-riscaldamento/sentinel-condensafe in cui mostrano anche un video della manutenzione necessaria.
A questo punto la condensa può essere smaltita nella rete di scarico dell’edificio.

La caldaia però potrebbe dover essere installata in una posizione che non mi permette lo scarico della condensa per gravità (come diceva mio nonno: l’acqua va a basso), esistono per risolvere questo problema delle pompe, dedicate alla condensa acida, grazie alla spinta delle quali posso portare la condensa più in alto per poi scaricarla per gravità. Un esempio di questa pompa potete trovarlo a questo link: http://www.sanitrit.it/products/index/show-product/lang/it/type/all/id/25.

Potrebbe però capitare che il cantiere in questione non permetta in alcun modo lo scarico, esistono quindi dei sistemi, che devono essere collegati alla rete elettrica, poiché dotati di una resistenza che scalda il liquido acido e lo fa evaporare. Un esempio ed una descrizione di questo prodotto la trovate a questo link: http://www.wigam.it/it/prodotto/dissipatore-di-condensa.

Abbiamo quindi risolto il problema della condensa. Devo però parlarvi di tre cose importanti da prevedere quando si installa una caldaia nuova su un impianto esistente, cose che potete chiedere al vostro installatore di fiducia di prevedere in fase di preventivo e che (almeno le prime due) dovrebbero essere obbligatorie:
Installazione sonda esterna: questo oggetto lo avete sentito nominare anche nel post precedente ed è molto importante poiché ottimizza molto le prestazioni del generatore, ma in che modo? Come ho accennato la caldaia scalda dell’acqua, portandola ad una certa temperatura definita da progetto, e tramite una pompa la fa circolare nell’impianto di riscaldamento, l’acqua così cede il suo calore all’ambiente e torna in caldaia per essere riscaldata nuovamente. Noi possiamo inviare ai radiatori dell’acqua a temperatura più bassa, e ovviamente gli stessi avranno una capacità inferiore di riscaldare. Se però fuori, nonostante l’inverno, splende un bel sole che scalda,  portando la temperatura esterna anche a 7/8°C, non ci serve sprigionare la potenza di cui abbiamo bisogno durante una fredda sera con temperature sotto zero. Noi però gli impianti dobbiamo dimensionarli per scaldare anche quando fuori fa -10°C mentre quando ci sono quei 7/8°C i radiatori possono funzionare a temperatura più basse. La sonda esterna quindi modifica automaticamente la temperatura dell’acqua che va ai radiatori in base alla temperatura esterna, scaldando solamente quanto basta, ottimizzando il funzionamento della caldaia e dell’impianto e quindi i consumi.

La seconda cosa da prevedere assolutamente quando si installa una caldaia a condensazione su un vecchio impianto è la pulizia dell’impianto stesso, che prevede di far circolare, tramite delle pompe esterne progettate per questo scopo (clicca qui per un esempio: http://www.sentinelprotects.com/it/prodotti/impianti-di-riscaldamento/sentinel-jetflush-4), acqua mista ad appositi prodotti in modo da eliminare vecchie incrostazioni presenti all’interno dei radiatori (migliorandone la resa) ed eliminare qualsiasi particella di sporco, che possa danneggiare i passaggi stretti presenti nel circuito idraulico del generatore. Una volta terminata questa operazione è importante poi caricare l’impianto con acqua e prodotti, detti inibitori, che proteggono i componenti del circuito nel tempo.

Visto però che pulire del tutto un vecchio impianto non è semplice e forse non del tutto fattibile, a casa mia metterei anche un filtro (sulla tubazione di ritorno alla caldaia), che eventualmente trattenga anche le particelle ferrose, che specialmente negli impianti molto vecchi, possono staccarsi dalle tubazioni. Un esempio di un oggetto simile la trovate a questo link: http://www.caleffi.com/italy/it/catalogo/dirtmagr-defangatore-con-magnete-corpo-tecnopolimero (consiglio di scaricarsi il foglio tecnico in italiano, perché ne spiega molto bene, anche con immagini, il funzionamento).

Spero di avervi chiarito le idee. Non è facile spiegare queste cose ai non addetti ai lavori, perchè ci sono tanti termini, concetti e prodotti, che il più delle persone non ha occasione di vedere nella vita di tutti i giorni. Se vi parlassi di smartphone sicuramente troverei in voi più conoscenze di base, perchè sono oggetti che tutti utilizziamo e su cui interveniamo.

Ad ogni modo… io vi saluto e come si dice nelle mail commerciali “rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento in merito”.

Caldaie a condensazione – Parte 1/2

Si parla molto ultimamente di caldaie a condensazione ed a ragione, infatti da settembre 2015 i produttori di generatori non possono più immettere sul mercato caldaie che non siano a condensazione. Il fatto che i produttori non possano più immetterle sul mercato non vuol dire però che le stesse non si trovino in commercio e non vuole neanche dire che non si possano installare.

Ci sono grossisti, installatori termoidraulici ed altri operatori del settore, che hanno fatto magazzino di questi prodotti e possono continuare a venderli ed installarli regolarmente, fin quando reperibili.
Posso sicuramente dirvi che ormai, almeno nella regione in cui io opero maggiormente ed alla data in cui sto scrivendo, di caldaie non a condensazione, soprannominate quindi “tradizionali”, non se ne trovano molte.
Sembra esserci stata una corsa per accapararsi una caldaia tradizionale, ma perchè è successo questo?

Questa corsa è causata proprio dalle peculiarità di funzionamento delle caldaie a condensazione, che si pensa diventino problemi se abbinate ad impianti esistenti ed anche datati, composti ad esempio da radiatori molto vecchi, tubazioni in ferro, impianti quindi che hanno bisogno di tutto tranne che di generatori delicati, perchè effettivamente i nuovi generatori a condensazione vanno installati e gestiti con una certa cura.

Cerco di spiegarvi in parole povere come funziona una caldaia a condensazione rispetto ad una caldaia tradizionale e quali accorgimenti è importante attuare quando la si installalla.

Normalmente all’interno di una caldaia tradizionale i fumi generati dalla combustione del gas (metano, gpl o anche gasolio), passanno attraverso un elemento, detto scambiatore, che scambia calore tra i fumi appunto e l’acqua che circolerà all’interno del nostro impianto di riscaldamento. Immaginate una parete sottile di materiale metallico, da una parte della stessa scorreranno i fumi e dall’altra parte scorre l’acqua, i due flussi a temperature diverse scambiano energia sotto forma di calore ceduto dal fumo (a temperature superiori a 100°C) all’acqua, che in un impianto tradizionale a radiatori si aggira intorno ai 60/65°C e scambieranno questo calore attraverso la “parete” di materiale metallico (a seconda dei produttori lo scambiatore può essere costruito in materiali diversi: alluminio, acciaio inox, ecc.).
La conformazione delle caldaie a condensazione aumenta questo scambio tra fumi e fluido termovettore: portando i fumi alla temperatura di rugiada producono appunto condensa sulla superficie dello scambiatore. Grazie a questo fenomeno anche l’energia immagazzinata all’interno delle particelle di vapore acqueo presente nei fumi, viene recuperata sotto forma di calore ceduto all’acqua che circola nel nostro impianto.

Perchè spesso sentiamo dire che le caldaie a condensazione funzionano bene solamente abbinate ad un pannello radiante a pavimento o sistemi simili?

La risposta risiede proprio nel fenomeno della condensazione: se durante una calda giornata estiva appoggiamo su un tavolo una bottiglia d’acqua che fino a pochi minuti prima si trovava su un pensile in cucina, la superficie della stessa rimarrà perfettamente asciutta, se invece mettiamo sullo stesso tavolo una bottiglia appena estratta dal frigorifero la vedrete coperta di goccioline dopo pochi minuti: essendo molto più fredda dell’aria ha condensato! La caldaia a condensazione funziona proprio così: i fumi sono la nostra aria, lo scambiatore le pareti della bottiglia, e l’acqua di impianto l’acqua che ci gusteremo fresca tra pochi minuti :D.
Scherzi a parte, torniamo al nostro impianto: un sistema radiante a pavimento (comunemente detto sistema di riscaldamento a pavimento) lavora generalmente con acqua che mediamente ha una temperatura tra i 35/40°C molto più fredda quindi dei 60/65°C, cosa che attiva il fenomeno della condensazione e quindi un ulteriore recupero di energia dai fumi. Per questo motivo le caldaie a condensazione sono considerate meno inquinanti, a parità di gas bruciato, riescono a cedere al nostro impianto una quantità maggiore di energia, hanno quindi un rendimento superiore, rispetto ad un generatore tradizionale.

Non è però del tutto vero che solamente con i sistemi radianti queste caldaie funzionano bene, c’è la possibilità di far condensare la caldaia anche con impianti diversi, adottando alcuni accorgimenti in fase di progettazione, se si interviene sull’impianto. Una soluzione ad esempio è quella di dimensionare i nuovi radiatori in modo che scaldino la stanza ricevendo acqua più fredda rispetto ai tradizionali 60/65°C e visto che la caldaia viene sempre abbinata ad una sonda esterna, che regola la temperatura di mandata in base alla temperatura esterna, è probabile che per la maggior parte del tempo la caldaia riesca a condensare al meglio.

Se non ho intenzione di intervenire sull’impianto ma solamente di sostituire la caldaia con una caldaia a condensazione?
Semplicemente avrò una caldaia che condenserà poco, ma condenserà comunque nelle giornate dal clima non troppo rigido, sempre grazie alla regolazione attuata dalla sonda esterna. Avremo quindi un rendimento molto più simile a quello di una caldaia tradizionale.

Nella seconda parte del post, che pubblicherò al più presto, cercherò di elencare i principali accorgimenti idraulici necessari per l’installazione di una caldaia a condensazione, in luogo di una vecchia caldaia tradizionale, fattori che a volte in effetti possono causare dei problemi di non banale soluzione.

Stufa a Legna o Stufa a Pellet? Parte 2/2

Rieccomi, vi avevo promesso di chiudere il post precedente parlando delle differenze tra prodotti a legna e prodotti e pellet, concludendo con alcune indicazioni per la vendita, sono contento di avercela fatta relativamente presto, quindi vi lascio alla seconda parte della nostra chiacchierata.

Dunque…

Tendenzialmente ogni tipologia tratta in precedenza esiste sia nella versione a legna sia in quella a pellet, quindi non mi dilungo troppo. Sicuramente con il pellet possiamo gestire, in abbinamento ad un adeguato serbatoio per lo stesso, il sistema con un buon numero di automatismi, che rendono la gestione più snella. E’ vero però che se si sceglie un sistema a biomassa per risparmiare non è detto che l’acquisto del pellet ci permetta di concretizzare dei risparmi importanti, mentre con i prodotti a legna in particolare quando questa è a nostra disposizione senza doverla acquistare, i risparmi sono molto marcati.
Qualche anno fa avevo fatto un calcolo, niente di troppo rigoroso dal punto di vista scentifico, ma avevo comunque tenuto in considerazione vari parametri, confermando alcuni dati che mi erano stati dati durante un corso seguito presso un produttore di generatori a biomassa. In pratica avevo verificato che in linea di massima nel confronto tra un sistema a gas metano ed un sistema a pellet IDRO, con i prezzi attuali, il risparmio con l’utilizzo del pellet superava il 15%. Non ho verificato tale percentuale con un sistema a GPL, ma conoscendone i costi elevatissimi ed i problemi di approvvigionamento, dopo aver raccolto i feedback di alcuni miei clienti, mi sento di consigliare a chi ha il GPL, in caso l’impianto avesse bisogno di essere rinnovato e la caldaia sostituita, di valutare seriamente la possibilità di passare ad un sistema a biomassa, sia anche a PELLET e non a LEGNA.

Mentre il PELLET quindi permette l’accensione e lo spegnimento automatici del generatore e più autonomia man mano che cresce il volume del serbatoio del pellet, questi automatismi non sono possibili con la LEGNA (in realtà non è vero del tutto: esistono sistemi misti, molto interessanti che si accendono a pellet e poi possono passare a legna, ma ciò non toglie che una volta terminato il carico di legna, sia necessario l’intervento di una persona che posiziona i ceppi all’interno del bruciatore). Altre differenze sostanziali che rendono una tipologia migliore dell’altra non mi vengono in mente, diventa tutto un discorso di: tempo, costi e disponibilità del combustibile. Poi esistono generatori di qualità eccelsa sia a legna che a pellet.

Chiudo con alcune NOTE importanti, aspetti di cui assolutamente non bisogna dimenticarsi!

CANNA FUMARIA – Come tutti i generatori che bruciano un combustibile, serve una scarico dei fumi, un sistema cioè che porti i fumi dovuti alla combustione fuori dall’edificio. La normativa italiana impone che questi fumi vengano scaricati attraverso una canna fumaria che arriva fino in copertura, non si può quindi scaricare in parete, anche se è abitudine di molti non rispettare questa regola. Ricordatevi di questo elemento perché in alcuni casi può costare più delle stufa stessa o addirittura non essere realizzabile, impedendovi di utilizzare il vostro acquisto (in un condominio ad esempio non è detto si possa fare).

MANUTENZIONE – Un generatore a legna o pellet non è una caldaia a gas, per la quale è sufficiente chiamare l’assistenza con la frequenza indicata nel manuale di uso e manutenzione, ed ha bisogno di cure. A parte alcuni modelli più sofisticati di caldaie a biomassa che sfruttano sistemi di pulizia del bruciatore, bisogna interventire quasi ogni settimana (dipende dalle ore di utilizzo) aspirando il bruciatore per eliminare la cenere che potrebbe impedire l’accensione. In ogni caso anche i modelli più sofisticati, hanno bisogno che venga svuotato il cassetto che raccoglie la cenere. Anche la canna fumaria va tenuta pulita, insomma non è il classico impianto di cui posso dimenticarmi.

QUALITA’ DEL COMBUSTIBILE – Per ridurre al minimo le operazioni di manutenzione e pulizia ed assicurarsi una vita più lunga del generatore, è poi fondamentale bruciare combustibile di qualità. Una stufa, un camino o qualsiasi altro generatore a legna ed ancora di più a pellet, non è una discarica in cui posso buttare qualsiasi cosa. Devo scegliere legna o pellet di qualità, secca al punto giusto e possibilmente poco ricca di resina, pena il danneggiamento del bruciatore.
Scegliere il pellet giusto è relativamente semplice, nel senso che esiste un sistema di etichettatura che ne definisce le caratteristiche attraverso delle classi (ENplus: http://www.enplus-pellets.it/), mentre per la legna la cosa si complica. Diciamo che bisogna essere esperti o imparare man mano.
Per esperienza posso dirvi che un costo minore al kg non è detto che si traduca in costo minore reale, perchè solitamente un kg di pellet certificato in classe ENplus A1 ha una resa maggiore rispetto ad 1 kg di pellet con una classe inferiore che quindi ci scalderà meno. Considerato che il nostro scopo è scaldarci e per farlo in base al nostro edificio abbiamo bisogno di una data quantità di calore, dobbiamo guardare il costo per unità di calore e non solo del kg.

NON ESAGERARE CON LA POTENZA – La scelta della taglia di un generatore dipende da tantissimi fattori. Se parliamo di generatori ad aria solitamente è bene dimensionarli per la stanza in cui sono installati. Basarsi sul fabbisogno di tutta la casa ci fa spendere di più con il risultato che avremo le palme che crescono nel locale in cui si trova la stufa e ci scalderemo sempre a fatica negli altri locali.
Per quanto riguarda i prodotti IDRO invece possiamo basarci sul fabbisogno di tutti i locali riscaldati, ma non ragioniamo sulla potenza della vecchia caldaia a gas o gpl, in caso sia presente, perché le potenze di quel tipo di generatore molto spesso sono dettate dalla necessità di produrre anche acqua calda sanitaria (docce, lavabi, lavandini, ecc.) in quantità ed in poco tempo. Quindi spesso possiamo ragionare su potenze inferiori. In ogni caso è bene consultare un tecnico progettista.

ACCUMULO – Cos’è l’accumulo? Sicuramente per molti un tasto dolente (per l’ingombro), ma altrettanto sicuramente un elemento fondamentale, soprattutto per i generatori a legna. Di accumulo parliamo quando ci riferiamo al settore IDRO e nello specifico intendo un serbatoio di acqua (quella che gira nei radiatori, non quella per fare la doccia) che il generatore riscalda e che funge da scorta e da sfogo per lo stesso. Mi spiego meglio: quando ho un generatore a legna, prendiamo ad esempio un termocamino e lo carico, lui produce calore e si ferma solamente una volta finita la legna. Ipotiziamo che i miei radiatori si spengano perchè abbiamo raggiunto la temperatura impostata per stare bene (solitamente intorno ai 20°C in ambiente): dove va a finire tutto questo calore che la legna bruciata produce? Aumenta la temperatura del sistema e quindi la pressione, fino a quando i sistemi di sicurezza non scaricano l’acqua calda, buttando alle ortiche questo caldo che noi abbiamo pagato per produrre. Se invece abbiamo un accumulo, possiamo “buttarlo li”, scaldando l’acqua in esso contenuta, che sfrutteremo appena i radiatori ripartiranno, se mai anche a camino spento. Non mi addentro nel mondo degli accumuli tecnici, sarebbe da parlarne per ore, ma ricordatevi che nei sistemi IDRO sono fondamentali, non solamente per ottimizzare i consumi, ma ancora di più per un corretto funzionamento. Diversamente avrete sempre dei problemi, con la legna in particolare.

Vi saluto e ricordate che in commercio c’è di tutto, troverete tanti oggetti di cui qui non ho parlato, come ad esempio caldaie a cippato, miste legna/pellet, ecc. ecc. Ma sono stato fin troppo prolisso, quindi per ora ci fermiamo qui.

Buon Inverno!

Stufa a Legna o Stufa a Pellet? – Parte 1/2

Sembra che l’estate stia finendo, le notti sono più fresche, le giornate più corte e ho visto intorno a me molto interesse, ma soprattutto molti dubbi sul mondo dei generatori a biomassa: stufe a pellet, stufe a legna, termostufe a pellet e a legna, camini, termocamini, inserti, cucine economiche, caldaie a pellet e caldaie a legna, ecc. ecc. Insomma una marea di varietà, tipologie e marche dentro cui è veramente difficile capire qualcosa. Proverò a chiarirvi le idee sulle tiplogie evidenziandone differenze e peculiarità, per permettervi di capire cosa chiedere e soprattutto cosa vi stanno offrendo. Vi avverto però che non sarà semplice, motivo per cui dividerò il post in due parti (la seconda la pubblicherò a giorni).

Allora cerchiamo di dettagliare meglio, elencando le principali tipologie di generatore di calore a biomassa:

– Caldaie (prive di cura per la parte estetica, nascono per essere installate in un locale tecnico)

Caldaia a Pellet

– Stufe (nascono per essere integrate nell’arredamento di cui ne diventano parte importante)

Stufa a Legna

– Termostufe (tecnologicamente simili ma non uguali, alle caldaie, abbinano alla funzionalità delle prime la cura per la parte estetica e sono dedicate all’installazione all’interno degli ambienti living)

Termostufa a Pellet

– Camini (solitamente integrati nelle strutture dell’edificio o comunque molto caratterizzati come elementi architettonici)

Camino a Legna

– Termocamini (come sopra ma con la possibilità di integrarsi con l’impianto come vedremo in seguito)

Termocamino a Lagna

– Cucine economiche (quelle che usava la nonna per fare le caldarroste)

Cucina Economica

– Termocucine (come sopra ma, come per i termocamini, con la possibilità di fare qualcosa di più che le castagne e scaldare la cucina)

Termocucina

Dividiamo queste tipologie in due settori che chiameremo:

– Settore IDRO

– Settore ARIA

Settore IDRO Settore ARIA
Caldaie Stufe
Termostufe Camini
Termocamini Cucine Economiche
Termocucine

 

La differenza principale tra i due settori riguarda il fluido termovettore, il fluido cioè che trasporta il calore e lo diffonde nei nostri ambienti. Per il settore IDRO questo fluido è ACQUA calda e per il settore ARIA è nientepopodimeno che l’ARIA. Senza dilungarmi troppo cerco di spiegarvi meglio questa differenza.

Settore IDRO
Come abbiamo detto il settore IDRO comprende tutte quelle tipologie di generatori che scaldano acqua, esattamente come fa una caldaia a GAS. Quest’acqua calda quindi può essere portata a dei radiatori, dei ventilconvettori, ad un pannello a pavimento e addirittura essere sfruttata per produrre acqua calda sanitaria per docce, lavatrice, lavastoviglie ed altri usi. Come potete immaginare l’installazione di un generatore di calore di questo tipo prevede una discreta quantità di interventi, che possono essere anche molto complessi ed invasivi sull’impianto e sull’edificio, quindi non pensate di risolvere la pratica con poco in particolare se intervenite su un impianto esistente, diffidate di chi ve la fa tanto facile, sta facendo qualcosa che probabilmente non funzionerà mai. Quindi se compriamo un termocamino, una caldaia, una termostufa od una termocucina a pellet o a legna, possiamo, progettando un impianto adeguato (esistono varie normative da rispettare), sfruttarne il calore in tutto l’edificio, e non solo nel locale di installazione, proprio perchè, come avviene per una caldaia a GAS, possiamo distribuire con la spinta di una pompa, attraverso le tubazioni, l’acqua calda in tutti i corpi scaldanti, siano essi radiatori o ventilconvettori o qualsiasi altra cosa. Quindi nonostante i maggiori costi di intervento, rispetto a prodotti del settore ARIA, riusciamo a sfruttare al massimo l’energia prodotta.

Settore ARIA
I generatori del settore ARIA invece cosa fanno? Beh molto semplice: noi buttiamo dentro legna o pellet e loro bruciandoli scaldano l’aria che gli sta intorno e quella che aspirano e ributtano fuori con una ventola. Fanno la stessa cosa di una stufetta elettrica, quella che teniamo in bagno perchè abbiamo sempre freddo, che aspira l’aria dalla parte posteriore facendola passare attraverso una resistenza elettrica (quella cosa che diventa rossa incandescente) che la scalda, per poi ributtarla dal davanti bella calda. Nei prodotti ad aria, camini, stufe, ecc. quindi il bruciatore, la camera che contiene legna o pellet mentre bruciano, fa la funzione della resistenza della stufina del bagno, e riscalda l’aria che ci passa intorno senza ovviamente riempirla di fumo, il quale per un’altra via viene scaricato all’esterno.
E’ chiaro che quest’aria non possiamo sperare si diffonda in tutta la casa e mi permetta di scaldare tutto, come nel caso dei prodotti IDRO.
C’è la possibilità con molti prodotti ad aria di canalizzare una parte del calore, attraverso dei condotti in altri ambienti, ma al massimo ho due uscite e non posso percorrere con questi condotti di aria calda distanze eccessive o fare troppe curve per raggiungere la stanza desiderata (a meno di utilizzare condotti di grandi dimensioni, dimensinati ad hoc, con un notevole autmento dei costi).

Ho provato nella tabella di seguito a riepilogare i principali e più generali vantaggi e svantaggi dei due settori.

Prodotti IDRO Prodotti ARIA
Vantaggi Svantaggi Vantaggi Svantaggi
Sfruttare l’energia prodotta per tutto l’edificio Costi di installazione importanti dovuti alla necessità di molti altri elementi di impianto oltre la stufa Installazione semplice Posso sfruttuarla generalmente solo per il locale in cui è installata
Alti Rendimenti

 

Spero di avervi chiarito la differenza sostanziale tra i prodotti IDRO ed i prodotti ad ARIA, i primi veri e propri generatori da collegare all’impianto di riscaldamento, i secondi sistemi molto più semplici da installare, meno costosi ma che devono essere pensati come riscaldamento del singolo ambiente. Io per esempio li vedo molto adatti in una taverna, o in una zona giorno open space, dove ho un grande volume privo di divisioni interne da poter riscaldare.

L’altra grande divisione tipologica è quella legata al combustibile bruciato: legna o pellet, ma ce ne occuperemo nel prossimo post, insieme ad alcune note importanti per l’acquisto.

A presto!

LE IMMAGINI INSERITE NELL’ARTICOLO SONO PRESE DAL SITO EDILKAMIN, MESCOLI E PALAZZETTI, CHE CITO PER CORRETTEZZA; LE HO PRESE DA QUESTI TRE MARCHI POICHE’ MI E’ CAPITATO DI UTILIZZARLI IN ALCUNI MIEI LAVORI E QUINDI HO AVUTO LA POSSIBILITA’ DI APPROFONDIRNE LE CARATTERISTICHE TECNICHE E PROVARNE LA QUALITA’. VISITANDO I LORO SITI POTRETE CAPIRE MEGLIO LE DIFFERENZE DI CUI VI HO PARLATO.

Alla ricerca del design, in uno spremiagrumi

È un venerdì, uno a caso, ma differente dagli altri, poiché pur essendo un venerdì ed essendo le 8 di mattina sono nella mia cucina e non in ufficio o presso uno dei cantieri che sto seguendo. È strano, molto inusuale e proprio per questo provo quella sensazione tipica di quando a 15 anni salivo non sul solito autobus diretto verso la cittadina in cui aveva sede il liceo che frequentavo, ma su quello diretto in città. Quando scendevo dall’autobus e davanti a me si dispiegavano le vie del centro, avevo già chiaro in testa il programma, che era esattamente contrario rispetto alla routine solita dei normali giorni di scuola. Questo semplice gesto mi faceva sentire libero, alternativo, grande e mi liberava dall’oppressione di un periodo che mi aveva schiacciato sotto quello che allora era un peso: compiti in classe, interrogazioni, rapporti con i coetanei, stravolgimenti causati da desideri tanto intensi quanto irrealizzabili.
In questo venerdì sono nella mia cucina e ho tutto il tempo per fare ciò che normalmente, se la frenesia del lavoro moderno si può considerare normalità, non posso, non voglio e non riesco a fare. Come da adolescente ho ben chiaro il programma nella mia testa è tutto inizia dal mio Spremiagrumi e dalla cesta di arance e mandarini che ho nel frigorifero. Qui però devo fare un passo indietro e raccontarvi del legame tra me ed il mio Spremiagrumi.
Dopo essermi laureato ho lasciato la casa di mamma e mentre nel mio appartamento molto seventies svuotavo gli scatoloni con la “dote”, composta da una miriade di oggetti dal design discutibile, raccolti in anni ed anni di promozioni Coop, Conad, Sigma e Despar, trovai lui, il Mio Spremiagrumi. Era semplice, con pochi fronzoli, e di un verde acido abbastanza caldo da non provocare ricordi di ospedali o vecchi ambulatori medici ricoperti di linoleum. Era elettrico, con una fessura ed un incavo sotto la base che permetteva di nascondere ogni volta il cavo, il quale scompariva e permetteva di riporre lo Spremiagrumi in qualsiasi pensile senza che ingombrasse più del dovuto, con cavi penzoloni e pronti ad impigliarsi ovunque. Un tipo discreto insomma il Mio Spremiagrumi. Iniziò così quindi la bellissima amicizia tra noi due. Io però da vero egoista qualche giorno prima di questo venerdì ho commesso un errore imperdonabile.
A causa dell’eccesso di propensione alla pianificazione, che il mio lavoro ha tatuato nel mio cervello, ho pensato che in effetti dopo tanti anni sarebbe potuto capitare che il Mio Spremiagrumi smettesse di funzionare ed essendo il Mio unico Spremiagrumi avrei rischiato di rovinare qualche sabato o domenica mattina senza alto strumento per farmi una spremuta di agrumi misti. Quindi molto candidamente ho pensato: <<Potrei cercare con calma un bel spremiagrumi nuovo, mi piacerebbe però fosse un oggetto con un design adatto alla mia cucina, in modo da poterlo tenere sul bancone, sempre pronto all’uso>>. Stupido, stupido, stupido!
Risultato?
Torniamo a questo venerdì fatidico, torniamo nella mia cucina ed allo stato d’animo da ragazzino pronto a saltare la scuola per una mattinata in città, tra vetrine, librerie, bar e fumetti ed alla spremuta che mi sto per fare. Torniamo lì per scoprire come il Mio Spremiagrumi abbia deciso di smettere di funzionare! Dopo tanti anni di onorato servizio, alcun segno di cedimento, se non qualche crepa sottile come un capello di fata, ha smesso di funzionare! Proprio in questo venerdì perfetto, proprio prima di partire per il lago, con la bicicletta già oliata e la valigia fatta.
Nooooooooooooooo!
No, no e no! E adesso? Adesso sono qui che navigo come un marinaio alle prime armi sul web per trovare un sostituto del Mio Vecchio Spremiagrumi ed oltre a non trovare niente di vagamente paragonabile ad uno spremiagrumi con un design interessante, mi mordo le dita: non dovevo pensare di sostituirlo, lui, come tutti gli oggetti elettronici dotati di vita propria e di sentimenti umani, mi ha abbandonato, si è sentito messo da parte e ha deciso di non parlarmi più, si è chiuso in se stesso con un ultimo breve messaggio, un rumore sordo, uno schiocco secco, come a dire: <<Fattela da solo la spremuta di agrumi misti, ingrato>>.
Che dire sono un pirla, e lo sapevo che con gli elettrodomestici non si scherza. Comunque ora devo scegliere il mio Nuovo Spremiagrumi.
Mettiamo da parte i sentimentalismi e concentriamoci sul design e le funzionalità’. La mia cucina ha uno stile vagamente anni ’70, un periodo durante il quale l’industrial design italiano, a mio modesto parere, ha regalato grandi emozioni, quindi, giusto in memoria del mio vecchio amico, cercherei qualcosa con quello stile. Parlando di funzionalità vorrei fosse veloce da pulire e privo di strani orpelli tipo sette velocità, ionizzatori per depurare la spremuta, ecc. ecc.
Boh, non resta che mettersi a cercare in rete con più impegno…
Quelli moderni sembrano delle astronavi aliene, e mi annoiano. C’è quello famosissimo di Alessi, che con tutto l’impegno del mondo fatico ad immaginare pratico: come lo tengo fermo mentre spremo un arancio? Non so perché ma mi da l’idea di essere più un soprammobile che uno spremiagrumi. Ho guardato alcune cose di Bialetti.,che devo ammettere ha cercato di realizzare delle forme pulite, su dispositivi elettrici, ma sinceramente non mi convincono. Ho visto qualcosa che possiamo definire onesto di Excelsa, ma il colore non si sposa con il resto della mia cucina. Quindi il succo del discorso, è proprio il caso di dirlo, è semplice: continuerò a guardarmi intorno, spulciando nei negozi, tenendo gli occhi aperti, perché non c’è cosa più bella che avere in mente un’idea per la propria casa e portarla con se, quando si viaggia, quando si perde semplicemente tempo lungo una via popolata di negozi, per poi scoprire quasi per caso di aver trovato lo strumento per realizzarla. Aspetterò quindi di trovare l’oggetto giusto, con calma, per una volta senza fretta, proprio come nel mio venerdì, nella mia cucina, anche perché ormai è primavera e gli agrumi sono un frutto invernale.

Hollywood Interior – Scaldami il cuore

Hollywood Interior è il titolo che ho deciso di dare ad una serie di post che parleranno dell’Interior Design e dell’Architettura che vediamo nei film.
Sono troppo romantico se dico che come in un film dovremmo arredare casa nostra perchè ci aiuti a vivere la storia della nostra vita ed a raccontarla a chi accogliamo?! In effetti suona veramente mielosa come frase, ma era qualche giorno che fremevo per trovare un’ora di tranquillità in cui scrivere questo post e la frase nello specifico, quindi va bene così. 😀

Comunque torniamo all’argomento del titolo “Scaldami il cuore”: ci sono film, specialmente le commedie romantiche (e beh si dai portate pazienza, oggi va così), ma anche altre pellicole, come ad esempio i primi tre film della serie Harry Potter, tanto per citarne alcuni, in cui le scenografie dei luoghi coperti hanno questa caratteristica di scaldare il cuore. Sono accoglienza pompata al massimo, e mi hanno sempre affascinato. Gli scenografi, in particolare nei casi di cui vi parlerò, sono riusciti a creare degli ambienti con un mood estremamente accogliente e warm e spesso componendo quella che sembra un’accozzaglia di oggetti alla rinfusa, cosa che se facessimo a casa nostra o nel nostro ufficio, apparirebbe solamente come un dozzinale disordine.
Guardiamo alcune immagini dei set che preferisco da:

“C’è Posta per Te” – Titolo originale “You’ve Got Mail”

“L’amore non va in Vacanza” – Titolo originale “The Holiday”

“Ricatto d’Amore” – Titolo originale “The Proposal”

(Ringrazio http://hookedonhouses.net da cui ho tratto le foto sopra)

Queste immagini non vi fanno venire voglia di divano, felpa con cappuccio, tuta ed una tazza di te sempre alla temperatura giusta? Il loro scopo dopo tutto è proprio quello, nel cinema, la forma d’arte che sicuramente preferisco, perché le può racchiudere tutte, ogni elemento, colonna sonora, fotografia, scenografia, costumi, è studiato per trasmettere e sottolineare gli stati d’animo, far percepire quello che non può essere colto attraverso uno schermo (la temperatura ad esempio) e coinvolgere lo spettatore.

Come fanno a rendere tutto così accogliente? Beh se osservate con attenzione tutte le scenografie che vi ho riportato sopra hanno alcuni aspetti in comune che sono a mio parere quelli che servono per trasmettere queste sensazioni:

  • Lampade con luce calda (luce gialla e non bianca per intenderci) o raggi solari che entrano bassi e discreti, che producono coni di luce e diffondono la stessa pochissimo, creando delle “zone”, limitando lo spazio senza utilizzare divisioni materiali. Lo stesso spazio, provate a casa vostra, di giorno con la luce diffusa risulta molto differente, non più delimitato. Delimitare crea come un “nido”, una nicchia che fa sentire a proprio agio e protetti, rispetto ad uno spazio aperto.
  • Tessuti opachi, molti cuscini e tappeti (poca pelle, niente vetro negli oggetti d’arredo o acciaio cromato): questi materiali ed oggetti servono per richiamare nello spettatore le sensazioni che prova quando tocca nella realtà questo tipo di materiale. Pelle e vetro, solitamente sono freddi e non trasmetterebbero lo stesso effetto. Legno e pietra al contrario aiutano moltissimo a creare un ambiente accogliente.
  • Pochi colori dominati (che essendo una scena costruita vengono ripresi anche nei costumi degli attori. Se osservate con attenzione i costumi richiamano sempre qualche elemento nella stanza o si richiamano a vicenda se i personaggi in scena sono due) e comunque caldi e tenui, ma soprattutto caldi: niente verde acceso, blu elettrico, fucsia, ecc. Limitare il numero dei colori dominanti serve per “mettere ordine” nella scena, in questo senso vi segnalo i maestri del “mettere ordine” con il colore e cioè i creatori dei cataloghi IKEA. Ho sempre ammirato come costruiscano degli scenari, delle soluzioni d’arredo, che funzionano molto bene in fotografia, con elementi che normalmente creano disordine: scaffali con oggetti a vista, contenitori aperti, ecc. tutto però, poichè limitano i colori, risulta più ordinato alla vista.
  • Altro elemento dominante i libri: appoggiati su un mobile basso, in librerie che coprono le pareti, su un tavolino, ma dei libri gente parlerò prossimamente, meritano un discorso più approfondito come elementi d’arredo.

Provate a casa vostra, fotografate un angolo di casa con la luce del giorno, poi divertitevi a creare uno scenario con libri, lampade, cuscini, limitando i colori e rifotografate. Riprovate poi la sera, vedrete che vi verrà voglia di indossare pantofole e pigiama.
Giust’appunto stasera mi guarderò, così per rimanere sul romantico, “La Neve nel Cuore” – Titolo originale “The Family Stone”, perché ad un certo punto c’è una scena con Diane Keaton seduta ad un tavolo, su cui regna un disordine inimmaginabile, almeno in apparenza, che avvolge un iMac nel colore Red, (ve lo ricordate quello stupendo oggetto di design e tecnologia che rinnovò il mondo dei desktop computer?), che per me è il manifesto del disordine bello da vedere e che trasmette la sensazione di luogo accogliente. Ovviamente Libri, legno e lampada con luce calda sono presenti 😉 .

Anche in questo caso il computer, i fogli sul tavolo ed i cuscini sullo sfondo, così come gli abiti di Diane Keaton, vi assicuro non hanno dei colori a caso.

Buona Serata!